Come nasce Sinergia Posturale®: il primo Centro Taopatch® in Italia

team Tao meeting 2018

Il racconto della Dott.ssa Imma de Vicariis.

Nel Marzo 2015 dopo un’infausta diagnosi, durante il viaggio in treno che mi avrebbe riportata a casa, m’imbatto casualmente nel sito internet di Taopatch®. Da medico, dopo anni di studio, innegabile era la voglia di arrivare fino in fondo a quella che poteva sembrare a prima vista una grande innovazione, anche troppo lungimirante.

Decido dunque di seguire il corso, tenuto dallo stesso Dott. Fabio Fontana, che mi avrebbe dato accesso all’utilizzo della nanotecnologia, e mi rendo conto giorno dopo giorno di quanto sia fondata a livello teorico la sua capacità risolutrice. Non restava quindi che testare. Immensa fu la sorpresa quando i risultati oltre che evidenti si presentarono immediati nei primi pazienti trattati.

Grazie alla collaborazione con Taopatch® è nato il progetto: Sinergia Posturale®, un franchising di studi medici che mettono il paziente con disordini posturali al centro di un percorso multidisciplinare, basato sulle più innovative metodiche e moderne tecnologie e perfettamente coerente con le nuove linee guida in materia di posturologia del Ministero della Salute.

Il nostro Centro tratta un’ampia gamma di patologieponiamo il focus su tutto ciò che può risparmiare dall’accanimento terapeutico e dal trattamento farmacologico generalmente inteso.

Inizialmente per testarne la validità, la nostra esperienza nell’applicazione di Taopatch® ha spaziato su diversi trattamenti del dolore, dallo sportivo che aveva bisogno di migliorare le performance ai pazienti con dolori muscoloscheletrici. Quando poi ci si è presentata l’occasione di trattate gravi patologie legate al disordine del movimento come Sclerosi multipla, Parkinson e Fibromialgia, non abbiamo esitato nel voler valutare fino a che punto potevamo spingere le potenzialità di questi dispositivi.

Vorrei menzionare due casi importanti che più mi hanno spinto verso l’intenzione di sposare appieno questa metodica. 

Un medico affetto da Parkinson accompagna la moglie nel nostro Centro per una lombosciatalgia. Durante la visita egli non nasconde i propri disagi oltre a un umore evidentemente abbattuto e rassegnato, tipico di chi ha una diagnosi perentoria come quella del Parkinson. Nell’illustrare le opportunità che poteva offrigli questa tecnologia si palesa l’evidente interesse nel voler approfondire la tematica, perché non provare quindi?

Presentatosi con forti tremori che determinavano il quasi totale inutilizzo della mano destra, dopo dieci minuti dall’applicazione l’accompagnatore diventato paziente avverte una distensione muscolare, incredulo almeno quanto noi, alla fine della seduta, non solo ha ridotto del 50% i tremori ma riesce ad alzarsi e sedersi senza gli ausili medici che prima gli erano indispensabili.

È tutt’oggi nostro paziente e immensa è la soddisfazione potendo vedere il suo ritrovato buonumore e la naturalezza con cui svolge semplici attività di vita quotidiana, come per esempio l’utilizzo del telefono cellulare, che prima lo qualificavano come invalido. Ci sono patologie che come tutti sappiamo sono ben lungi dal trovare una cura definitiva, ma sappiamo anche che il miglioramento della qualità della vita è un elemento determinante sulle tempistiche e sulla percezione della malattia stessa.

Il secondo caso è successo durante il mio operato da medico di base, a causa di una semplice influenza, si presenta nel mio studio una paziente affetta da sclerosi multipla. La sua capacità di deambulazione era già in parte compromessa e, per timore di cadere, era affiancata, oltre che dalle stampelle, da due amici. Mi propongo di farle provare senza impegno Taopatch®, a solo scopo di ricerca.

Nuovamente, sono bastati pochi minuti per provocare in lei forte stupore, e in me una grande soddisfazione. Con l’aiuto dei due accompagnatori che la facevano sentire al sicuro rispetto ad un eventuale caduta, compie pochi passi senza stampelle e a fine seduta, sostanzialmente, deambula da sola.

Le potenzialità di Taopatch® risiede soprattutto nel fatto che il paziente è costantemente sotto trattamento finché la nanotecnologia è applicata, questo però non può essere performante se non inserito in un contesto professionale atto alla creazione di un percorso, da un rapporto medico paziente che ne segua le evoluzioni, e indirizzi lo stesso a sentire le proprie esigenze e trasformarle in realtà grazie ad una terapia che sia disegnata ad hoc.

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